Marshall McLuhan, teorico della comunicazione del XX secolo, affermava in un suo celebre saggio: “il medium è il messaggio”. Il mezzo di comunicazione utilizzato non è mero contenitore da riempire ma influenza e indirizza il contenuto. In particolare, osservando due social network molto diversi tra loro, Instagram e TikTok, possiamo notare uno scarto generazionale e valoriale significativo. Queste piattaforme, se osservate da vicino sospendendo per un attimo il giudizio, positivo o negativo che sia, non solo riflettono la nostra società, ma ci raccontano molto di più su di essa di quanto potremmo aspettarci.
Instagram: l’estetica della perfezione
Mercoledì 6 ottobre 2010 viene lanciato Instagram e nel giro di pochi anni si trasformerà da stella nascente di una piccola startup a gigante dell’industria tech.
Da Instagram deriva il termine “instagrammabile” che definisce tutto ciò che è degno di un post o di una storia sulla piattaforma social. Cosa rientra in questa categoria? Foto perfette, tramonti mozzafiato, aperitivi e feste con gli amici, successi personali accompagnati da didascalie motivazionali come “Grazie a tutti, ma soprattutto grazie a me stessa”. Cosa rimane fuori?
Ma è tutto qua? Un’analisi di cosa viene postato e cosa no? Secondo me c’è molto di più. C’è il riflesso di una generazione, i Millennials ma anche i primi anni della GenZ, nata e cresciuta con aspettative inarrivabili, canoni di perfezione soffocanti e la costante necessità di fingere che vada tutto bene.
Ma non cadiamo nel tranello che questo sia dovuto soltanto ai social. Quello che accade tra social e società è uno scambio e un’influenza reciproca: lo schermo di fruizione dei contenuti dei nostri dispositivi non è solido come può apparire, è una membrana permeabile che mette in contatto e crea uno scambio costante tra ciò che c’è fuori e ciò che c’è dentro.
Ma torniamo alla nostra generazione. Qual è il risultato di questo approccio? La società perfezionista dell’apparenza, i modelli irraggiungibili che creano frustrazione e malessere collettivo. Un modello che, inevitabilmente, diventa insostenibile e spinge a cercare un’alternativa.
TikTok: la ribellione dell’autoironia
Nel 2018 arriva in Italia TikTok e conquista subito la GenZ con la sua forza innovatrice e autoironica.
Se aprendo Instagram quello che mi aspetto di trovare è un feed pieno di foto e reel aestetic, su TikTok troverò racconti di traumi, figuracce fatte, difficoltà e gioie parimenti espresse con semplicità, sincerità ed autoironia. Anche qui è necessario un disclaimer: non cadiamo nell’equivoco di pensare che su TikTok si veda al 100% la “vita vera” di ciascuno. Si tratta ovviamente di contenuti mediati, tuttavia questa piattaforma trasmette modelli in cui le persone possono rispecchiarsi, incoraggiando una maggiore libertà nel condividere aspetti più autentici della propria esistenza.
Prima di andare avanti con quest’analisi “sociologica”, però, è fondamentale evidenziare tre punti.
Il primo: il contenitore influenza il contenuto, ma l’uso che ne facciamo è determinante. Ogni utente sceglie come sfruttare la piattaforma e cosa condividere o assorbire. Anche questo dice molto sulla nostra società odierna: non possiamo pensare che il modo in cui ci si comporta sui social non dica qualcosa sulla nostra personalità e non sia in qualche modo correlato a come ci comportiamo all’interno della società, ma magari di questo parliamo nel prossimo articolo.
Secondo punto: le piattaforme conferiscono uno stile e un orizzonte valoriale, ma ognuno è poi comunque immerso nella sua filter bubble. Tanto su Instagram, dove scegli chi seguire e quindi ti costruisci direttamente una filter bubble, quanto su TikTok, dove la filter bubble la costruisci non in maniera diretta, ma addestrando l’algoritmo a comprendere cosa ti interessa e quindi a mostrarti solo quello e niente che non sia inerente.
Terzo e ultimo punto: i discorsi sulle piattaforme che abbiamo fatto fin qua danno uno spaccato molto complessivo che ha al loro interno tante diverse sfumature. Ad esempio, la ricerca della perfezione su Instagram esiste anche su TikTok, dove alcuni trend esaltano vite da film, e al contempo l’autenticità e la spontaneità di TikTok possono essere ritrovate anche su Instagram, dove sempre più utenti condividono contenuti veri e personali.
Detto tutto ciò, non credo però che l’ascesa di TikTok dal lato social e l’attenzione al benessere psicologico dal lato sociale siano una pura coincidenza così come non credo che questa nuova attenzione non sia in alcun modo correlata alla società del perfezionismo e dell’apparenza che per molto tempo ha caratterizzato il mondo di Instagram.
Ci sono dunque molti motivi per criticare queste piattaforme e i cambiamenti portati dai nuovi media, ma sarebbe un errore condannarle senza accorgerci che ci stiamo guardando allo specchio. Credo sia molto più utile sfruttare questo riflesso per conoscere e capire meglio la società di oggi che non per criticarla.