Si parla della guerra in Ucraina finché non scoppia la guerra in Medio Oriente, si parla dell’astensionismo alle elezioni europee all’alba del risultato, di Rafah quando diventa virale un’immagine creata con l’intelligenza artificiale e di caporalato quando un bracciante viene lasciato morire.
E poi? A distanza di mesi, in alcuni casi quasi di anni, da questi avvenimenti che hanno fatto scalpore nel mondo e anche sui social, viene da chiedersi che passi avanti siano stati fatti.
La guerra in Ucraina è finita quando è cominciata quella in Medio Oriente? Tutti gli occhi che guardavano Rafah nelle 48 ore di “All eyes on Rafah” dove stanno guardando adesso? Contro l’astensionismo e il caporalato quali misure concrete si stanno prendendo?
Quello che ci interessa in questa sede non è tanto capire se le cose stanno effettivamente cambiando o meno, quanto piuttosto analizzare due fenomeni importanti che caratterizzano il nostro modo di informarci e abitare i social e la società oggi.
La soglia dell’attenzione
Da un lato abbiamo un notevole abbassamento della soglia dell’attenzione.
Sono numerosi i recenti studi che stanno analizzando questo fenomeno dimostrando come, nella società contemporanea, l’essere costantemente sollecitati da moltissimi stimoli abbia portato la nostra soglia dell’attenzione ad una media di 8 secondi.
Al moltiplicarsi delle informazioni che riceviamo corrisponde naturalmente il dividersi del tempo che dedichiamo a ciascuna.
Se scegliamo di non ignorare le notizie che inondano i feed dei nostri social, riempiono le pagine dei quotidiani o quelle che ci capita di ascoltare anche di sfuggita alla radio o in tv, e che già di per sè rappresentano solo la metà della luna, non possiamo di certo interessarci di tutto approfonditamente.
Questo è l’argomento centrale di cui parla Cecilia Sala in una puntata del suo podcast Stories: per evitare che si faccia una guerra anche per accaparrarsi l’attenzione mediatica e, dall’altro lato, per riuscire a trovare un equilibrio complesso tra l’avere una visione di insieme e il sapere un po’ di tutto ma nulla davvero, l’importante non è leggere tutti i singoli articoli usciti su un tema, ma comprendere a fondo il tema in questione e non dimenticarlo. Non è la frequenza con i quali i nostri occhi si spostano da un punto all’altro che incide sulla nostra informazione, ma la capacità di vedere cosa davvero sta accadendo, mettendo a fuoco il nostro sguardo. Nel momento in cui comprendiamo davvero cosa sta alla base dell’informazione a cui ci stiamo approcciando o interessando, il nostro sguardo sarà poi in grado di spostarsi, ma riuscendo a orientarsi, senza perdersi tra i cumuli di informazioni.
L’indignazione dei 15 secondi
Oggi sono sempre di più le notizie che raggiungono un ampio pubblico e accendono l’indignazione di molti, come una miccia che però non riesce a far attecchire il fuoco.
É così l’indignazione dei 15 secondi: sembra accendere gli animi ma brucia in fretta e non lascia nulla.
La nostra indignazione, oggi, dura appena il tempo di una storia di Instagram o, quando va bene, di un trend di tik tok.
Bombardati di informazione che ci lasciano spesso senza parole, ci ritroviamo a condividere il nostro dissenso sui social, trascinati da una moda che di sicuro aiuta alla diffusione di notizie, ma che troppo spesso poi scompare come una storia di Instagram passate 24 ore.
È dunque tutto inutile? Non esattamente.
Facciamo un esempio concreto. Come già accennato, a fine maggio è andata virale su Instagram un’immagine creata con l’intelligenza artificiale che mirava ad attirare l’attenzione su quanto in quelle ore stava accadendo nel sud della striscia di Gaza.
In contemporanea al boom mediatico di quella storia Instagram, ricondivisa da oltre 40 milioni di utenti in meno di 48 ore, vi è un picco della ricerca su Google della parola “Rafah” che, come si può osservare, poi ritorna regolare, come se non fosse mai accaduto.
Però è accaduto e questo vuol dire che milioni e milioni di persone hanno scoperto cosa stesse accadendo in Medio Oriente, persone che magari di norma non sono interessate alla questione o che non ne hanno mai sentito parlare prima, e questo non è assolutamente poco, è un potere immenso che i social media hanno.
Il punto però, citando Zero Calcare, è cercare di tenere acceso il fuoco.
Le storie in evidenza
Ci sono delle storie Instagram che non scadono, ma vengono fissate in evidenza. Rimangono lì a raccogliere tutti gli aggiornamenti che nel tempo arrivano, perché distogliere lo sguardo in un determinato momento non vuol dire per forza dimenticare, perché i social possano avere non solo un potere informativo ma anche mobilitante che sa andare oltre all’indignazione dei 15 secondi.
Sfruttando questa metafora social, possiamo dire che informarsi oggi sui social è senza dubbio complesso e, come nella vita reale, bisogna scegliere uno stile per farlo: accendersi solo per un secondo o tenere accesso il fuoco, farsi solo sfiorare da una notizia o fissare la storia in evidenza.
A noi la scelta.
Consigli
- Cecilia Sala_Stories episodio 495 : Una playlist ucraina, un quadro e la nostra attenzione https://open.spotify.com/episode/1vpFX5MQDxuUjvUcjfjAoF?si=000fb3f063b248b1
- Zero Calcare_Questa notte sarà breve https://www.internazionale.it/magazine/zerocalcare/2024/03/07/questa-notte-non-sara-breve